Il futuro secondo James Cameron: Strange Days compie 30 anni

Nel 1995, Strange Days immaginava un visore neurale per rivivere esperienze reali. Nel 2025, le tecnologie brain-computer sono una realtà sempre più vicina
Il 13 ottobre 1995 esce Strange Days, uno dei film cyberpunk più sottovalutati (e attuali) degli anni ’90. Diretto da Kathryn Bigelow e scritto da James Cameron, ci catapulta negli ultimi giorni del millennio, in una Los Angeles sporca, violenta, sul bordo dell’abisso e della tecnologia.
Oggi, 30 anni dopo, Strange Days è più vivo che mai.
Il futuro secondo gli anni ’90: lo SQUID
Il fulcro narrativo è lo SQUID, un visore neurale illegale che permette di registrare e rivivere esperienze sensoriali complete: vista, udito, tatto, emozioni. Una sorta di realtà virtuale al cubo, ma non simulata, bensì ricordi reali in playback.
Nel 2025, con i progressi di neurotech, brain-computer interface (Neuralink, NextMind) e realtà aumentata multisensoriale, lo scenario immaginato da Bigelow e Cameron non sembra più così lontano. Il concetto di “esperienza da rivivere” è diventato una promessa commerciale (vedi “immersioni VR terapeutiche” o “registrazione di sogni lucidi”).
Il nastro che non dimentica
Strange Days esplora anche i pericoli della tecnologia usata come droga o arma: i “clip” registrati sono scambiati come sostanze stupefacenti, permettendo a chi li indossa di provare rapine, sesso, perfino omicidi in totale sicurezza apparente.
È il lato oscuro della gamification: se tutto può essere simulato, la morale si dissolve. E in un’epoca dove la sorveglianza, i deepfake e la manipolazione della realtà sono temi quotidiani, Strange Days suona come un monito potente.

