In un’epoca in cui tutto viene digitalizzato e spinto verso il cloud, c’è un angolo del mondo dove il passato sopravvive con orgoglio. Siamo in Giappone, terra di tecnologia e nostalgia, dove esiste un museo unico nel suo genere: l’Extinct Media Museum.
Qui, ogni supporto dimenticato ha una seconda vita. Dai floppy da 8 pollici alle cartucce per MiniDisc, dai nastri Betamax ai formati più oscuri dell’era analogica, tutto è conservato, funzionante e… acceso. Perché i media non sono solo oggetti: sono contenitori di memorie, cultura e storia.
Noi di Retroacademy ci siamo innamorati a prima vista. E ora vi portiamo con noi in questo viaggio tra plastica, magnetismo e pixel sbiaditi.
Situato a Chiba, non lontano da Tokyo, l’Extinct Media Museum è il frutto della passione di un solo uomo: Yoshihito Ota, tecnico e collezionista che ha deciso di trasformare il proprio archivio in un vero e proprio museo.
Il museo non è solo una vetrina: è un laboratorio attivo dove i visitatori possono toccare con mano, inserire cassette, avviare programmi da floppy e perfino ascoltare compilation su MiniDisc. Ogni macchina è restaurata, curata, e pronta a raccontare la sua storia.
Ogni oggetto è accompagnato da spiegazioni, demo funzionanti e in certi casi anche da giochi originali o software da provare.
Viviamo in un’epoca di obsolescenza programmata. Ma dietro ogni “media morto” ci sono interi frammenti di cultura. Senza lettori, il contenuto è perso. Il museo combatte proprio questo:
E non è un luogo per soli nostalgici: è un archivio vivente, una macchina del tempo che ci mostra quanto velocemente (e in che direzione) si è mossa la tecnologia.
“Se amate il retrogaming, l’informatica storica e il fascino della tecnologia scomparsa, questo è il vostro santuario. Altro che museo polveroso: qui i floppy girano ancora! Se passate per Tokyo, fateci un salto…”