Negli anni ’90, nel bel mezzo della guerra tra Sega Mega Drive e Super Nintendo, una console tentò l’impossibile: farsi strada nel cuore dei gamer con hardware competitivo, giochi propri e nessun alleato internazionale. Si chiamava Super A’can, veniva da Taiwan, e oggi è diventata una leggenda da collezionisti.
Un nome esotico, un sogno locale
Lanciata nel 1995 dalla Funtech, divisione della United Microelectronics Corporation (UMC), la Super A’can doveva rappresentare l’indipendenza videoludica taiwanese. Niente cloni, niente pirateria: una console originale, sviluppata internamente, che potesse competere con i colossi giapponesi. Fu un disastro commerciale.
Ecco perché in realtà sulla carta non era affatto male:
Componente | Dettaglio |
---|---|
CPU | Motorola 68000 a 10.74 MHz |
Video | Custom ASIC con 32.768 colori |
Audio | Chip Yamaha con 16 canali |
RAM | 256 KB + 128 KB VRAM |
Supporto | Cartucce proprietarie |
In pratica, una macchina simile al Neo Geo e al Mega Drive, con buone capacità grafiche e sonore. Ma non bastò.
La line-up fu disastrosamente limitata: si parla di 12 giochi ufficiali, tra cui:
Sango Fighter (picchiaduro storico)
Rebel Star (sparatutto spaziale)
Super Dragon Force (strategico con vibe alla Romance of the Three Kingdoms)
Son of Evil (action-platformer con mostri e magia)
Flying Hero (platform coloratissimo)
Molti titoli erano conversioni da PC DOS, altri erano giochi sviluppati da piccoli team interni o esterni a Taiwan. Nessuno di questi riuscì a creare un vero “sistema seller”.
Una tragedia economica
Funtech investì millioni di dollari nello sviluppo e nella distribuzione. Le vendite? Meno di 10.000 unità. Nel giro di pochi mesi, la produzione fu interrotta, le console rimaste vennero smontate per riciclare i componenti, e la divisione videoludica di Funtech fu chiusa.
Il sogno era finito ma cominciava la leggenda.
Perché oggi è ricercatissima
Oggi la Super A’can è uno degli oggetti più rari nel panorama da collezione.
Le console funzionanti valgono migliaia di euro su eBay o Yahoo Auctions, le cartucce originali sono pressoché introvabili, e ogni prototipo riscoperto è un piccolo evento.
Tra i collezionisti hardcore e gli amanti dell’hardware dimenticato, è diventata una console di culto, simbolo dell’ambizione locale contro l’impero giapponese.
“La Super A’can non ha mai avuto una seconda chance, ma oggi è una testimonianza commovente di quanto il mondo dei videogiochi sia stato, e sia ancora, un terreno fertile per i sogni più folli. Non sempre vincono i migliori, a volte vincono i più forti. Ma tra le pieghe del silicio dimenticato, si nasconde sempre un’avventura che vale la pena raccontare.”