Nei giorni scorsi, una notizia ha scosso il mondo del retrogaming come un fulmine a ciel sereno: SEGA, una delle icone storiche dell’industria videoludica, avrebbe recuperato tramite la polizia britannica una serie di dev kit e console storiche che erano state precedentemente smaltite in modo negligente da parte dell’azienda stessa.
La vicenda ha coinvolto un imprenditore che aveva legalmente acquisito quei materiali, e che ora si è visto privato di tutto in seguito a un raid ufficiale, apparentemente richiesto proprio da SEGA.
A mobilitarsi immediatamente è stato il Video Game Preservation Museum, che stava tentando di raccogliere fondi per preservare e digitalizzare giochi rari per GBA, DS, DSi e 3DS presenti tra i materiali sequestrati. Secondo il museo, ciò che sta accadendo rappresenta un pericoloso precedente:
“È un vero disastro per la conservazione videoludica, oltre che un campanello d’allarme per collezionisti, archivisti e appassionati di storia del gaming. Quando le aziende possono ordinare un blitz della polizia per recuperare hardware scartato, la posta in gioco va ben oltre una singola causa.”
Il timore è che si apra una nuova era in cui la documentazione e la preservazione dei giochi – soprattutto quelli mai pubblicati o disponibili solo su hardware specifici – venga ostacolata da logiche aziendali aggressive.
Il venditore coinvolto, tuttora in contatto con Time Extension, non ha ricevuto alcuna comunicazione da SEGA sul destino degli oggetti che aveva acquistato regolarmente. In alcuni scambi con la polizia, è stato persino invitato a firmare la rinuncia ai diritti di proprietà, salvo poi ricevere un messaggio contraddittorio che negava la legittimità del possesso stesso.
“Se tutto ciò verrà confermato,” afferma il venditore, “allora ogni meccanismo a tutela dei cittadini contro l’abuso di potere è venuto meno. SEGA, la polizia, i tribunali: ognuno ha chiuso le fila.”
Attualmente sono in corso procedimenti per un ricorso giudiziario, in quello che alcuni già definiscono un banco di prova per lo stato di diritto quando ad agire è una multinazionale.
Il Video Game Preservation Museum ha lasciato intendere che nuove informazioni verranno presto rivelate, e che l’intera portata dello scandalo emergerà pubblicamente. È probabile anche una campagna di raccolta fondi per una difesa legale.
Nel frattempo, SEGA UK continua a non rispondere alle richieste di commento.