Quando è apparsa la prima donna nei videogiochi?

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Quando è apparsa la prima donna nei videogiochi? La storia delle prime eroine digitali

All’alba del videogioco, tra astronavi, fantasmi e alieni, le protagoniste femminili sembravano un miraggio. Ma scavando tra le righe di codice e i libretti di istruzioni, scopriamo che l’universo videoludico ha accolto fin dai suoi primi passi la presenza della donna anche se inizialmente relegata a ruoli secondari o nascosta dietro enigmi narrativi.

In questo articolo esploriamo le prime apparizioni femminili nella storia dei videogiochi, passando da personaggi salvati a eroine giocabili, fino alla rivelazione shock di Samus Aran. Una storia fatta di stereotipi, svolte culturali e pixel rosa shocking.


Le prime apparizioni femminili

Nel 1979, nel gioco Adventure per Atari 2600, non c’era nessun personaggio visibile diverso da un cubetto che rappresentava il cavaliere, ma nel manuale si faceva riferimento a una “damsel” da salvare. Non era molto, ma era l’inizio.

Nel 1980, Pac-Man divenne un successo mondiale, ma solo l’anno dopo nacque la sua controparte femminile: Ms. Pac-Man (1981), uno dei primi personaggi femminili giocabili, con un suo stile e una personalità definita.

Nello stesso periodo comparvero altri giochi meno noti ma con protagoniste femminili, come:

  • Lady Bug (1981): simile a Pac-Man ma con un insetto femmina come protagonista.
  • Phantasma (1982): un platform sconosciuto ai più, con protagonista una principessa guerriera.

Questi erano i primi vagiti di un cambiamento.


Ms. Pac-Man: la regina dell’8-bit

Ms. Pac-Man non era solo una versione femminile del celebre mangia-palline. Aveva:

  • Labirinti diversi a ogni livello
  • Intelligenza artificiale migliorata per i fantasmi
  • Un nastro rosa in testa e un atteggiamento deciso

Il gioco vendette più della versione originale e dimostrò che un personaggio femminile poteva trainare un successo arcade. Era nata una star.


Samus Aran: la sorpresa sotto l’armatura

Nel 1986 arriva Metroid, uno dei giochi più cupi e atmosferici per NES. Samus Aran, protagonista silenziosa, affronta alieni e labirinti biomeccanici in una missione spaziale.

Ma ecco il colpo di scena: solo finendo il gioco in meno di 5 ore si scopriva che Samus era una donna. Toglieva l’armatura e appariva in body rosa.

Questo gesto, oggi iconico, fu uno shock all’epoca: un’eroina forte, autonoma, in un ruolo solitamente maschile. Samus cambiò per sempre la percezione delle donne nei videogiochi.


Evoluzione

Negli anni successivi, sempre più giochi introdussero donne protagoniste:

  • Athena (SNK, 1986): principessa armata di spada e bikini
  • Barbarian II (1988): giocabile anche con la formosa Maria Whittaker in versione guerriera
  • The Legend of Valkyrie, Elvira, Valis

E non dimentichiamo i giochi in cui il giocatore sceglieva un personaggio femminile, come in Gauntlet (la valchiria), Double Dragon III o Golden Axe (Tyris Flare).


Curiosità

  • In Donkey Kong (1981), Pauline fu la prima “damsel in distress” famosa. Mario doveva salvarla, ma in alcune versioni fan-made è lei a salvare lui!
  • In Metroid II (1991), Samus toglie completamente l’armatura solo a difficoltà massima, diventando un’icona del girl power 8-bit.
  • Alcuni giochi giapponesi avevano protagoniste femminili mai rivelate in occidente per motivi di marketing.

Conclusione

La presenza delle donne nei videogiochi è iniziata in punta di piedi, tra stereotipi e silenzi, ma si è trasformata in una vera rivoluzione. Dalla signora Pac-Man a Samus Aran, fino a Tyris Flare e oltre, le protagoniste 8-bit hanno lasciato un segno indelebile.

E ora che abbiamo raccontato questa storia, possiamo dirlo forte: i pixel non hanno genere, ma hanno personalità.

Commento della redazione

“Dietro ogni pixel rosa c’è una storia da raccontare. Le donne nei videogiochi hanno dovuto lottare per emergere, proprio come nella realtà. Questo articolo è il nostro piccolo omaggio alle eroine digitali che hanno cambiato il gioco.”

 

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