Sega recupera dev kit smaltiti: coinvolta una charity, bufera online

Il caso dei dev kit “rubati” si tinge di giallo: spunta una fondazione benefica coinvolta nell’affaire Sega
Qualche tempo fa, Sega Europe è finita sotto i riflettori per aver richiesto l’intervento della polizia britannica con l’obiettivo di recuperare alcuni dev kit Nintendo e console che sarebbero stati “smaltiti per errore” durante lo sgombero dei propri uffici di Brentford, in vista di un trasferimento nella nuova sede UK.
Fin qui, potrebbe sembrare una classica vicenda di disorganizzazione logistica. Ma le cose sono ben più complesse. Gli oggetti in questione, tra cui anche giochi non dumpati, erano finiti nelle mani di un rivenditore che acquista materiale da uffici dismessi. Nulla di illegale, almeno sulla carta.
Ma Sega non l’ha vista così. Ha accusato il venditore di essere in possesso di materiale sottratto in modo illecito, e per questo è scattata una perquisizione all’alba autorizzata da un mandato della City of London Police. L’aspetto più inquietante? Il mandato avrebbe permesso non solo l’accesso dell’autorità giudiziaria, ma anche quello della Fusion85 Ltd, una ditta privata di investigazione che opera per conto di Sega.
Secondo quanto riportato da Time Extension, la compagnia incaricata di svuotare i vecchi uffici Sega (da cui tutto ha avuto origine) è in realtà una charity registrata nel Regno Unito. Una fondazione benefica. Sì, proprio così.
Il che ci porta a un interrogativo non da poco: Sega, consapevolmente o meno, si è trovata a muovere accuse di furto nei confronti di un ente caritatevole?
Secondo le fonti anonime che hanno parlato con Time Extension, né Sega né le forze dell’ordine avrebbero mai contattato direttamente la charity per chiarire i fatti. Una mancanza che suona quantomeno curiosa, visto che le indagini hanno portato alla perquisizione di una casa privata, con tutti i rischi e le implicazioni che ne conseguono.
“Di fatto, la posizione di SEGA equivale ad accusare una charity di furto,” ha dichiarato la fonte.
Nel frattempo, Sega Europe non ha ancora rilasciato commenti ufficiali sulla vicenda. E mentre il silenzio regna da parte dei protagonisti istituzionali, la community online ribolle. C’è chi grida all’abuso di potere, chi sospetta una strategia difensiva goffa per recuperare dev kit sfuggiti al controllo, e chi teme per la sorte dei titoli rari che erano stati recuperati.
Per gli appassionati di retrogaming, infatti, ogni console, prototipo o dev kit è un pezzo di storia che rischia di andare perduto se trattato come semplice “materiale aziendale da smaltire”. E se davvero quei giochi non dumpati fossero stati messi in salvo da un rivenditore inconsapevole, più che un colpevole avremmo di fronte un piccolo eroe della preservazione digitale.