Gunpei Yokoi: il genio discreto dietro al Game Boy

Game Boy ©Retroacademy

L’uomo che ha rivoluzionato il gioco portatile con idee semplici e geniali, cambiando per sempre la storia di Nintendo.

Nel grande libro della storia videoludica, ci sono nomi che brillano come superstar… e poi ci sono quelli che, con umiltà e genialità, hanno cambiato per sempre il modo in cui giochiamo. Gunpei Yokoi è uno di questi.
Inventore, ingegnere, visionario: senza di lui, probabilmente non avremmo mai avuto il Game Boy, i Game & Watch… e forse nemmeno la filosofia di design che ancora oggi guida Nintendo.

La sua storia è fatta di intuizioni geniali, invenzioni rivoluzionarie e anche qualche passo falso. Ma è proprio lì, tra successi e insuccessi, che si vede la grandezza di un vero innovatore. Questo è il nostro omaggio a uno dei padri nobili del retrogaming.


Dai macchinari alla creatività: gli inizi in Nintendo

Quando Gunpei Yokoi entrò in Nintendo nel 1965, l’azienda non era ancora sinonimo di videogiochi. Lui era stato assunto per occuparsi della manutenzione dei macchinari nelle linee di produzione.
Eppure, la sua mente curiosa e creativa non tardò a farsi notare. Un giorno, realizzò per puro divertimento un braccio meccanico estensibile: l’Ultra Hand. Quel semplice giocattolo vendette milioni di unità e diede a Nintendo una spinta economica fondamentale.

Da quel momento, Yokoi fu promosso a progettista di giochi e prodotti elettronici. Era nata una leggenda.


Game & Watch e la filosofia del “Lateral Thinking with Withered Technology”

Negli anni ’80, Yokoi rivoluziona il concetto di videogioco portatile con i Game & Watch, piccoli dispositivi con uno schermo LCD e un solo gioco per volta. Erano semplici, geniali e incredibilmente popolari.

Ma ciò che rese davvero speciale il suo approccio fu la sua filosofia, passata alla storia con una frase ormai mitica:
“Lateral Thinking with Withered Technology”Pensiero laterale con tecnologia obsoleta.

In pratica, Yokoi preferiva usare tecnologie già mature, economiche e stabili, per creare esperienze nuove e sorprendenti.
Un pensiero controcorrente, che puntava sull’idea e sul design, più che sulla pura potenza tecnica.


Il Game Boy: l’icona che ha cambiato il mondo

Nel 1989, Nintendo lancia sul mercato il Game Boy, progettato da Gunpei Yokoi e dal suo team.
La concorrenza proponeva console portatili a colori e con hardware superiore… ma Game Boy vince su tutti i fronti: durata della batteria, resistenza, costo contenuto e soprattutto… Tetris in bundle!

Il Game Boy diventa un’icona planetaria. I bambini lo portano a scuola, i pendolari lo usano in metro, e anche gli adulti ne restano affascinati.
È l’inizio dell’era del gioco portatile moderno, ed è tutto merito della visione di Yokoi.


Virtual Boy: l’ambizione che andò storta

Nel 1995, arriva il progetto più ambizioso e controverso di Yokoi: il Virtual Boy.
Una console 3D da tavolo, con grafica rossa monocromatica e un visore che prometteva un’esperienza “immersiva”.

Fu un flop. Scomodo da usare, limitato nei giochi, e con una grafica poco comprensibile per l’epoca. Il Virtual Boy vendette poco e fu rapidamente ritirato dal mercato.

Yokoi lasciò Nintendo poco dopo. Alcuni pensarono che fosse una fuga in seguito al fallimento, ma lui aveva già altri progetti in mente…


L’eredità e l’addio

Poco dopo la sua uscita da Nintendo, Gunpei Yokoi fondò uno studio indipendente e lavorò al WonderSwan, una console portatile per Bandai.
Purtroppo, nel 1997, perse tragicamente la vita in un incidente stradale.

Il mondo dei videogiochi perse così uno dei suoi più grandi innovatori. Ma la sua eredità rimane intatta: ogni volta che accendiamo un portatile Nintendo, ogni volta che un gioco ci sorprende con un’idea semplice ma geniale, c’è un po’ di Yokoi in quell’esperienza.


Perché oggi dovremmo ricordarlo

Gunpei Yokoi ci ha insegnato che la creatività non ha bisogno di tecnologie all’ultimo grido.
Ha dimostrato che pensare in modo diverso — usare ciò che già esiste per creare qualcosa di nuovo — è una forma d’arte.

Nel tempo dei 4K, dei giga e del ray tracing, il suo approccio ci ricorda una verità semplice: l’importante non è la potenza, ma il divertimento.

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